Il caso Djokovic non si sgonfia. Il numero uno del Tennis mondiale è bloccato in albergo e non può lasciare l’Australia. Dalla Serbia il sostegno delle migliaia di fan e della famiglia. Sui social anche l’hashtag #IstandwithNovak.
Continua la querelle del campione di tennis Novak Djokovic, che ormai ha travalicato i confini australiani, arrivando nelle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. L’ultimo atto oggi: un post scritto in serbo e in inglese sul suo profilo Instagram nel quale ringrazia tutte le persone che lo stanno sostenendo.
“Grazie alla mia famiglia, ai miei cari, alla Serbia e a tutte le brave persone nel mondo che mi hanno inviato il loro sostegno. Grazia a Dio per la salute” ha scritto. Il suo caso sta diventando una sorta di simbolo tra chi è a favore o contro l’obbligo vaccinale. Djokovic per i fan che sono assiepati sotto il suo hotel in terra australiana, per quelle che hanno creato hashtag #IstandwithNovak, subito in tendenza, rappresenta la libertà dall’obbligo vaccinale. Il fronte no vax è ampio.
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Djokovic rompe il silenzio, “Detenuto contro la sua stessa volontà”
Soprattutto su Twitter in migliaia sono dalla sua parte. Ma non è tutto, dalla parte di Nole ci sono anche alcuni illustri colleghi, da Kyrgios a John Isner, quest’ultimo ha scritto: “Ha seguito le regole, gli è stato permesso di entrare in Australia ed ora è detenuto contro la sua stessa volontà. Questa è una vergogna” spiega.
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A questo imponente attacco mediatico, l’Australia ha risposto con le parole del ministro degli interni Karen Andrews, che ha respinto le accuse rivolte dalla famiglia del tennista serbo. “Djokovic non è prigioniero in Australia” ha detto durante un’intervista alla Abc. Ma le sue parole non sono servite a calmare le acque. Anzi, ora il tennista rappresenta per chi è contrario al vaccino un vero e proprio esempio. Intanto i legali del campione serbo sono a lavoro per cercare i ribaltare le leggi australiane consentendogli di giocare gli Australian Open.