Paolo Calissano è morto a Roma all’età di 54 anni: la vicenda legata al decesso è ancora da accertare. Alti e bassi di una corposa carriera.
La Capitale si è svegliata con una moltitudine di interrogativi, il 2021 si congeda lasciando – fra le altre cose – la dipartita di Paolo Calissano. Attore 54enne reso celebre da alcuni ruoli sul piccolo schermo, ma anche al centro di alcune vicende giudiziarie ben note. L’uomo, le cui cause del decesso sono ancora da accertare (si propende per il mix di psicofarmaci), ha avuto una carriera variegata. Esperienze di vario genere che iniziano con programmi televisivi sul finire degli anni Novanta e arrivano fino al 2018 quando ha trovato nuova linfa grazie al progetto con Vanessa Incontrada “Non dirlo al mio capo”, la seconda stagione.
Gli esordi, però, sono a Cologno Monzese. Calissano approda a Mediaset nel 95-96 e inizia a lavorare al fianco di personalità come Natalia Estrada (altra icona televisiva e cinematografica che poi ha cambiato vita) e Samantha De Grenet: “Divieto d’entrata” e “8 mm” sono i contenuti con cui ha aperto le porte alla carriera da interprete. Il boom nei primi anni Duemila, quando in Italia esplode il genere fiction: una sorta di Soap Opera con temi da fotoromanzo.
Leggi anche – Cenone di Capodanno: quanto spenderanno gli italiani
Paolo Calissano, una vita tra cinema e tv: tutte le apparizioni
“Vivere”, “Vento di ponente” e “La dottoressa Giò” l’hanno visto emergere con anche un determinante ascendente sulle donne. Al punto che Vanzina lo volle sul grande schermo per “Quello che le ragazze non dicono”. Un attore preciso, disposto a mettersi in gioco. Poi la cronaca giudiziaria ha spento le velleità di una carriera in rampa di lancio.
Malgrado tutto è riuscito a imporre un proprio stile. Anche grazie alla Soap di Raitre “Un posto al Sole”. Contesto da cui sono nati altri volti celebri, come Patrizio Rispo e Cristiana Dell’Anna. Una decina, invece, le apparizioni al cinema: culmine raggiunto con “Palermo-Milano solo andata” di Claudio Fragasso. Aveva appena finito di lavorare con Francesco Bellomo in “Non tutto è perduto”, era pronto per altri progetti ma il destino ha deciso che fosse il momento dei titoli di coda.