Omicidio Ciatti, il padre di Niccolò chiede aiuto al Presidente Mattarella: “Per un vizio di forma non si può lasciare libero un assassino, lei è la mia unica speranza”.
Ieri Corte d’Assise di Roma ha disposto la scarcerazione di Rassoul Bissoultanov, uno dei due ceceni accusati dell’omicidio di Niccolò Ciatti. Un cavillo, un difetto di procedibilità: Bissoultanov non si trovava sul territorio italiano quando è stata emessa la misura della custodia cautelare in carcere. Un vizio di forma che strazia Luigi Ciatti, padre di Niccolò, perché adesso sussiste il pericolo concreto che il 27senne ceceno possa fuggire.
Luigi Ciatti ha scritto una lettera. “La più dolorosa e complicata della mia vita”, spiega in un’intervista al Corriere della Sera. La lettera è indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Lui conosce il dolore devastante di una famiglia colpita da un omicidio. Per un vizio di forma non si può lasciare libero un assassino perché ciò che conta è la sostanza. Quel lottatore ceceno ha ucciso mio figlio e non ci sono dubbi. Chiederò in ginocchio al Presidente d’impegnarsi perché quell’imputato non scappi e lo implorerò di fare tutto quello che è possibile per non farlo fuggire. “Lei, signor presidente che stimo profondamente, è l’unica speranza per me e per la mia famiglia“, spiega il papà di Niccolò.
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Omicidio Ciatti, il papà di Niccolò: “Quanti tormenti prima di un po’ di pace?”
Ieri la doccia gelata, poco dopo le 13 è arrivata la notizia della scarcerazione di Bissoultanov. La telefonata del suo avvocato che gli comunica ciò che non avrebbe mai voluto sentire, l’assassino di suo figlio è di nuovo libero. “E’ stato un dolore profondissimo per me, per mia moglie, per mia figlia. Ci siamo guardati negli occhi e ci siamo chiesti quanti altri tormenti avremmo dovuto subire prima di avere un po’ di pace? Sono passati più di quattro anni e ancora nessuna giustizia è stata fatta. Una terribile eternità“, ammette Luigi Ciatti.
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Da quel maledetto agosto la sua vita e quella della sua famiglia è cambiata per sempre, un cammino di andata e ritorno dal cimitero. E davanti alla tomba di Niccolò ha fatto una promessa solenne: suo figlio avrà giustizia. “A casa penso continuamente a mio figlio. Abbiamo lasciato tutto come era prima. Le sue cose sono lì, custodite come un tesoro inestimabile. Perdonare il suo assassino? No, è impensabile, inimmaginabile. La freddezza e la volontarietà del delitto escludono ogni pietà. Il perdono stavolta non è umanamente ammissibile“, conclude.