Questa mattina si riunisce il tavolo tecnico del Ministero della Salute con il Cts per discutere delle quarantene. Al vaglio c’è l’ipotesi di ridurre la quarantena per chi ha la terza dose, che nella maggior parte dei casi è asintomatico. Per molti presidenti di regione e per alcuni virologi, con un nuovo virus è necessario cambiare le regole. Ma non tutti sono d’accordo. Al quotidiano online Free.it Massimo Galli, virologo ed ex direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano.
La proposta di ridurre la quarantena ha chi ha la terza dose arriva per poter far uscire di casa migliaia di persona che sono chiuse in casa perché positive, o perché hanno avuto contatto con un positivo. E c’è il rischio che il Paese si fermi, come fosse un lockdown indotto. Di qui l’idea, al vaglio oggi degli scienziati. Ma tra i virologi c’è chi non è favorevole. A Free.it Massimo Galli, virologo ed ex direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco di Milano.
Cosa ne pensa dell’ipotesi di ridurre la quarantena per i vaccinati?
“Penso che non sia ancora il momento di pensare a queste soluzioni. Ci troviamo di fronte a una situazione del tutto imprevedibile e con una variante che ha una fortissima capacità diffusiva. Anche se lo si sapeva, quando è stata scoperta, non si è capito appieno quanto e cosa sarebbe successo. A fronte di questo, noi davvero non possiamo compiere scelte che ci si possano ritorcere contro in un momento come questo. Non è il momento di ridurre quarantene ora, serve cautela”.
Pensa che il virus evolverà ancora?
“Guardate, in meno di un anno sono arrivare tre diverse varianti e ognuna ha avuto la capacità di soppiantare le precedenti. Questo grazie alla sempre maggiore diffusività. Sicuramente il virus muterà ancora e non abbiamo certezza dell’impatto che avrà su di noi. In questo frangente, quello che ci sta salvando sono le vaccinazioni”.
Israele sta già alla quarta dose, ci arriveremo anche noi velocemente?
“Non so quanto velocemente ma temo di sì. Mi spiace dirlo, ma non sarà la terza dose a frenare il virus. A maggior ragione se arriveranno altre varianti. Probabilmente dovremmo fare una quarta, anche quinta dose. Esattamente come per il vaccino antinfluenzale. Potrebbe essere che dovremmo fare un vaccino annuale per la variante predominante in quel momento”.
Perché secondo lei a Milano si è creato questo focolaio e questo caos?
“Per una concomitanza di fattori. Da un lato la diffusione a macchia d’olio della variante Omicron e dall’altra le festività natalizie. Diffusività più folla in movimento uguale circolazione senza limitazioni del virus. Più la gente si muove, più il virus cammina, più il virus cammina più infetta, più infetta più la gente va a farsi tamponi. E infine, più la gente si muove, per Natale e le feste, più si fa tamponi di cautela, più si scopre positiva. Il risultato sono le code interminabili alle farmacie e quasi 76mila persone in quarantena”.
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E se continua così, non si rischia una quarantena generalizzata, con una paralisi dei sistemi?
“Noi in questo momento ci troviamo in un grosso guaio sanitario, è un disastro. Pertanto bisognerebbe prendere decisioni serie per tutelare quanta più gente possibile. Non ci sono solo i No vax folli, ma anche tanta gente che non è vaccinata per motivi sanitari. Tante persone che stanno aspettando la terza e hanno paura di ammalarsi prima, ci sono i bambini, i ragazzi. In questi giorni, se anche le città sono più ferme, che si approfitti per far scendere il contagio. Si approfitti del fatto che fino al 10 gennaio le scuole sono chiuse e intanto si facciano vaccinazioni a più non posso”.
Secondo lei il sistema sanitario rischia di collassare?
“Io mi auguro di no, ma il punto è che quando il virus circola così massicciamente, la possibilità che più persone finiscano ricoverate è molto alta. Non mi riferisco solo alla terapie intensive, dove non ci sono solo No vax, ma anche coloro cui il vaccino non ha attecchito, e questo è un altro problema. Ma soprattutto nei reparti ordinari e si rischia di dover riconvertire alcuni reparti in reparti Covid, come durante la prima e seconda ondata. Non è uno scherzo”.