L’Emilia Romagna è tra le regioni sorvegliate speciali. E’ stata, infatti, superata la soglia critica nelle terapie intensive e i casi di Covid continuano ad aumentare: sono stati tredicimila in quattro giorni. Anche la pressione negli ospedali si fa sentire. A Free.it Giorgio Mazzi, direttore del Presidio Ospedaliero Provinciale dell’Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia.
In Emilia Romagna la situazione del Covid desta preoccupazione. La regione è al 12% per le terapie intensive, quindi oltre la soglia da zona gialla e ha il 13% di i ricoveri in area medica. Ma i contagi aumentano e gli ospedali devono tenere il passo con l’epidemia. Si conferma, però, un dato nazionale. In terapia intensiva finiscono essenzialmente persone non vaccinate. A Free.it Giorgio Mazzi, direttore del Presidio Ospedaliero Provinciale dell’Azienda USL IRCCS di Reggio Emilia.
Qual è la situazione delle terapie intensive?
“Nel nostro ospedale, la Terapia Intensiva è destinata a pazienti covid+ e ha una dotazione di 13 posti letto. In questo momento ne sono occupati 12, quindi siamo pieni”.
Tra i ricoverati, qual è la percentuale dei non vaccinati?
“Attualmente abbiamo il 75% dei pazienti che non sono vaccinati. Ma siamo arrivati anche al 91%. I vaccinati attualmente ricoverati avevano ricevuto solo due dosi”.
Come reagiscono i non vaccinati alle cure? Ci sono stati casi in cui qualcuno ha rifiutato la sedazione o le terapie?
“Non è possibile generalizzare. A fronte di alcuni comportamenti minoritari ostativi e pregiudiziali, la maggioranza si sottopone alle cure senza porre condizioni. Non abbiamo avuto nessun rifiuto alla sedazione o alle terapie. Ma certamente un perdurante rifiuto categorico alla vaccinazione.
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Cosa vi aspettate per le prossime settimane?
“Sicuramente ci aspettiamo un incremento dei contagi come conseguenza, da un lato, di comportamenti incauti ed eccessivamente disinvolti del periodo natalizio e dall’altro dei numerosi focolai familiari strettamente correlati a quelli scolastici della scuola primaria e della secondaria di 1°grado. A questo si aggiunge l’incremento dell’incidenza della variante omicron, la cui contagiosità è superiore alla delta (già di per sé molto più contagiosa del ceppo originario), generando un quadro poco ottimistico sull’impatto ospedaliero della pandemia nelle prossime settimane”.