La tragedia della gru a Torino, la signorina Germana proprietaria dell’appartamento al secondo piano dello stabile colpito dal crollo racconta lo shock per l’accaduto e la tragedia delle tre vittime.
C’è silenzio nel palazzo colpito ieri dal crollo della gru a Torino, tre morti e tre feriti, quartiere Millefonti a sud del capoluogo piemontese. Entriamo nello stabile, fa parte della zona sotto sequestro per le indagini della Procura di Torino sull’accaduto. Un suono accennato al campanello al secondo piano. Passa qualche secondo, apre la porta della sua abitazione con lo sguardo sospetto, è solo impaurita e ancora scioccata per la tragedia. Quando la gru è collassata sul terrazzo di casa sua la signorina Germana era fuori. Il racconto è carico di emozione nel pensare che a causa del disastro hanno perso la vita tre persone, famiglie distrutte, tra queste anche un ragazzo di vent’anni.
Superata la diffidenza iniziale ci mostra cosa si vede dal salone della sua abitazione. Il braccio della gru adagiato sul suo terrazzo distrutto. La donna da tre anni in pensione non si da pace, guarda il disastro e ripete spesso “Non è possibile. Non è possibile”. Così Germana ci descrive la chiamata dell’amica che abita di fronte, il panico. “Mi ha avvisato una mia amica, mi ha detto ‘corri a casa che è caduta la gru‘. Me la sono trovata in casa…”.
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Vive da sola la signora Germana, al momento del crollo non era in casa: “Ci sono solo io. Fortunatamente avevo una mamma anziana che è mancata a giugno, fosse stata ancora viva le sarebbe preso un colpo. Non ero in casa, mi ha avvisata una mia amica. Mi hanno accompagnato i Vigili perché hanno visto che mi sono infilata nel portone per salire e si sono offerti di accompagnarmi”, spiega.
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La gru è adagiata sul terrazzo, ma la casa è sicura: “I Vigili sono saliti e hanno visto. Hanno detto che posso stare in casa“. Un’esperienza scioccante, un terrazzo distrutto e tanto spavento ma il pensiero va, ovviamente, ai tre operai morti: “E’ questo che mi dispiace. Un balcone si può riparare, tre vite non tornano indietro…”, conclude.
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