Prima indagine sul caporalato urbano, decine di lavoratori pakistani e africani distribuivano volantini per 17 ore al giorno in cambio di una manciata di euro. Eseguite quattro ordinanze di custodia cautelare.
Una storia di sfruttamento, forme moderne di schiavitù. Lavorare fino a diciassette ore al giorno, per meno di due euro all’ora. Spesso senza contratto. E poi, la notte, dormire in appartamenti sgangherati, sovraffollati. Senza le basilari tutele sanitarie e di sicurezza.
E’ quanto emerge dall’inchiesta, diretta dalla Procura della Repubblica di Novara, condotta dalla Polizia di Stato, definita la “prima indagine sul caporalato urbano”. Eseguite quattro ordinanze di custodia cautelare. Tre cittadini italiani e uno pakistano sono stati accusati di aver reclutato stranieri, soprattutto africani e pakistani, costringendoli a vivere in condizioni di promiscuità e degrado, per poi distribuire volantini in strada. L’indagine è scattata nell’agosto del 2020, a seguito dei controlli effettuati dalla Polizia per contrastare il crescente degrado di alcune zone di Novara. Nel corso degli accertamenti gli agenti avevano rilevato, in alcune abitazioni del quartiere Sant’Agabio, la presenza di cittadini pakistani in situazioni di evidente sovraffollamento.
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Proprio dagli immigrati sottoposti a controlli erano arrivate le prime segnalazioni sulle condizioni lavorative a cui erano costretti a sottostare. E’ venuta alla luce una realtà raccapricciante: persone in condizioni di assoluta povertà, arrivate dall’estero e reclutate in diverse zone d’Italia, venivano portate a Novara dove vivevano in contesti di totale degrado. Spesso trasferiti in località lontane dal Piemonte, viaggiavano su furgoni malridotti, scaricati in Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria. Una volta sul posto partiva l’attività di volantinaggio. Ore e ore in strada, al freddo o sotto la pioggia.
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“Il concetto di caporalato è prevalentemente associato alle grave forme di sfruttamento diffuse nelle campagne del meridione. Ma l’indagine svolta dagli uomini della Questura di Novara ha portato alla luce l’esistenza di gravissime forme di sfruttamento in ambiente urbano. Non meno rilevanti, per intensità e per dimensione, di quello delle campagne”, ha spiegato il dirigente della Mobile di Novara Massimo Auneddu. Lo stesso Auneddu ha poi aggiunto: “Quella di cui parliamo, è la più importante operazione in materia di caporalato in questa provincia. Abbiamo adempiuto con la massima professionalità e partecipazione al fine di garantire a tutti i lavoratori. Siano essi italiani o stranieri, manovali o professionisti, giovani alle prime esperienze o individui non ancora pensionabili“, conclude.
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