Julian Assange potrebbe essere estradato negli Stati Uniti. L’Alta Corte di Londra ha infatti ribaltato la sentenza di primo grado, emessa lo scorso gennaio, che aveva bloccato il procedimento richiesto da Washington. La difesa annuncia ricorso, la Russia e Amnesty International duri contro la decisione.
Julian Assange rischia seriamente di essere estradato negli Stati Uniti. Lo ha deciso un collegio giudicante della Royal Courts of Justice britannica, titolare del procedimento di secondo grado. Per la Corte non esisterebbero più i rischi legati a una possibile detenzione dura di Assange da parte degli Stati Uniti. Recenti rassicurazioni arrivate in materia da Washington avrebbero modificato la situazione che aveva portato alla sentenza di primo grado dello scorso gennaio. Il caso ora passerà alla corte dei magistrati di Westminster per il riesame, riporta il Guardian. Assange è attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza londinese di Belmarsh.
Nella sentenza di primo grado, a bloccare l’estradizione del 50enne Assange era stato il pericolo di suicidio del giornalista. Ipotesi fondata sull’idea di un trattamento legale e carcerario molto pesante da parte di Washington. Gli Usa, in una nota diplomatica dello scorso febbraio, avevano invece assicurato che il fondatore di WikiLeaks non sarebbe stato sottoposto a particolari misure restrittive o detenuto in un istituto di massima sicurezza. Inoltre Washington avrebbe garantito ad Assange un trattamento medico e psicologico adeguato.
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Come prevedibile, l’entourage di Assange ha reagito duramente alla sentenza sfavorevole. “Presenteremo subito ricorso, siamo di fronte a un grave errore giudiziario“, ha dichiarato la compagna del fondatore di WikiLeaks, Stella Morris. I sostenitori di Assange, riuniti all’esterno della Royal Court of Justice, hanno invece reagito con urla e grida al dispositivo emesso dai giudici. Molto probabile a questo punto che il caso sia sottoposto dai legali di Assange alla Corte Suprema britannica e, in caso di esito negativo, alla Corte Europea dei Diritti Umani. Decisioni che rallenterebbero per mesi e mesi la pratica.
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Wikileaks è finito all’attenzione internazionale dal 2010. Quando pubblicò migliaia di documenti segreti sulla condotta statunitense in Iraq e Afghanistan. File ricevuti dall’ex militare Chelsea Manning. A reagire solidale con Assange è stata la Russia, che tramite Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri Lavrov, ha definito “vergognosa” la decisione della Corte britannica. Per poi aggiungere che l’Occidente “ha festeggiato in modo degno la Giornata Internazionale del diritti umani“.
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Sulla stessa linea anche Amnesty International: “Questa è una parodia della giustizia. Accettando questo ricorso, l’Alta corte ha scelto di accettare le assicurazioni diplomatiche profondamente viziate fornite dagli Stati Uniti. Secondo cui Assange non sarebbe tenuto in isolamento in un carcere di massima sicurezza“, ha commentato il direttore per l’Europa dell’organizzazione, Nils Muiznieks. Che ha poi aggiunto: “L’incriminazione del governo degli Stati Uniti rappresenta una grave minaccia per la libertà di stampa. Se confermata, minerebbe il ruolo chiave di giornalisti ed editori nel monitorare i governi e nell’esporre i loro misfatti. Porterebbe i giornalisti ovunque a guardarsi le spalle“.
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