Arriva la svolta nelle indagini sull’omicidio di Dario Angeletti. Il Professore universitario ucciso martedì scorso a Tarquinia con un colpo di pistola. Il principale sospettato è attualmente ricoverato all’Ospedale di Viterbo: ha accusato un malore a seguito della visita dei Carabinieri.
La Polizia ha fermato un uomo per l’omicidio del professore universitario Dario Angeletti. Il biologo marino trovato morto ieri nella sua automobile in un parcheggio nei pressi delle Saline, a Tarquinia, vicino Roma. Il sospettato al momento è sorvegliato dai Carabinieri all’Ospedale di Viterbo. E’ stato ricoverato a seguito di un malore. Non si tratta di un collega ma di un conoscente, residente a San Martino al Cimino, una frazione di Viterbo. Entro 48 ore l’uomo verrà interrogato e si vedrà se convalidare o meno il fermo.
L’auto della vittima sarebbe stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza non lontane dalla scena del crimine, a circa 150 metri dal luogo dell’omicidio. Troppo distanti per identificare con precisione il killer, sufficientemente vicine per ricostruire la dinamica dell’omicidio a Tarquinia.
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Omicidio Tarquinia, possibile movente passionale
Chi conosceva Angeletti lo descrive come un uomo buono, mite, docente appassionato, amante della natura e profondamente coinvolto nel suo lavoro. Ma le motivazioni dell’omicidio non sarebbero da ricercare nelle sue attività professionali. A seguito delle testimonianze raccolte i Carabinieri del Nucleo Operativo di Viterbo hanno iniziato a indagare e scavare nella vita privata e sentimentale della vittima.
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Un matrimonio in crisi secondo alcuni. I Carabinieri sono stati indirizzati a San Martino al Cimino dove hanno interrogato un conoscente del professore. Dalle indagini sarebbe emerso che la vittima negli ultimi tempi avrebbe avuto con il soggetto diverse discussioni per una donna. L’indagato è titolare di un regolare porto d’armi. E’ stato sottoposto anche all’accertamento tecnico dello stub. Si attendono i risultati delle analisi che dovranno dire se c’è la presenza o meno di polvere da sparo sulle mani dell’indiziato, anche se l’arma del delitto non è stata ancora trovata.