Addio a Lina Wertmuller, la regista si spegne a 93 anni dopo una vita spesa per il cinema e i diritti civili. Cordoglio unanime.
Lutto nel mondo del cinema, si è spenta all’età di 93 anni Lina Wertmuller. La regista si è spenta nella notte a Roma. Ne danno la triste notizia parenti e amici, i primi a comunicare la dipartita della donna quelli dell’Agenzia ANSA. In breve il passaparola su giornali e radio.
Una vita spesa per il cinema. Capolavori come “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’Agosto” o “Pasqualino Settebellezze”, oppure “Mimì metallurgico ferito nell’onore” restano pietre miliari della Commedia italiana. Il mondo della settima arte dice addio alla prima esponente donna in Italia a portare il cinema ad alti livelli attraverso i lungometraggi: una parità che si è guadagnata sul campo.
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Una carriera fulgida la sua, in grado di anticipare una visione postmoderna del neorealismo cinematografico rappresentando anche quelle che erano le amarezze di una vita che scorreva: l’ascensione emozionale della routine sotto forma di altalena artistica per dare un tocco rilevante alla moltitudine di emozioni che il cinema richiama.
Tradotto in numeri significa: più di 30 film tra grande e piccolo schermo in grado di richiamare l’attenzione degli italiani ma non solo. L’emotività di certi passaggi, dinamiche sociali, prima ancora che semplici inquadrature, ha conquistato anche l’America. Una stella nella Walk of Fame come investitura senza tempo.
Onorificenze e riconoscimenti di vario tipo, per non parlare degli attestati di stima da chiunque: Giancarlo Giannini e Sophia Loren su tutti, poi Sollima, Sergio e Stefano, Pupi Avati e tanti altri che hanno saputo apprezzare il modo sferzante e mai banale di rappresentare il vissuto di generazioni.
Una Commedia amara la sua, quasi di stampo monicelliano, senza scimmiottarlo. Il suo approdo agli Oscar negli anni ’70, con le candidature di “Pasqualino Settebellezze” come Miglior film straniero, Miglior regia e Miglior sceneggiatura originale, segno di una rivoluzione garbata dove parlare di parità di genere non era così scontato – nel cinema e nella vita – come può essere oggi. Il David di Donatello alla Carriera nel 2010 e l’Oscar onorario nel 2020 rispecchiano proprio questo: una vita passata a combattere (anche) le disuguaglianze a colpi di piano sequenza.
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