Lavoro, gli ostacoli all’attuazione del Pnrr: cosa dice il rapporto Censis

In Italia i Centri per l’impego entrano in contatto con il 18,7% delle persone in cerca di lavoro, la media europea è del 42,5. Quali sono i rischi per la crescita prevista dal Pnrr. Il 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.

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Lavoro, gli ostacoli all’attuazione del Pnrr: cosa dice il rapporto Censis

“Il sistema Italia? Una ruota quadrata che non gira”. Nei Centri per l’impiego italiani si reca il 18,7% delle persone in cerca di lavoro. Un dato che non può che far riflettere, soprattutto se paragonato alla media europea, che si aggira intorno al 42%. Lo scarso impegno nella formazione professionale continua e la mancata adozione di adeguate politiche rischiano di stroncare sul nascere la crescita economica a cui mira il Governo Draghi attraverso l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E’ questo ciò che emerge dal 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2021.

Tra il 2012 e il 2020 la partecipazione alla formazione continua delle persone tra i 25 e i 64 anni è passata dal 6,6% al 7,2%, con un incremento irrisorio di 8 decimi. Nello stesso lasso di tempo la media europea è cresciuta di un punto netto, passando dall’8,2% al 9,2%.

Lavoro, l’attuazione di efficaci politiche attive

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Lavoro, l’attuazione di efficaci politiche attive

L’altra questione fondamentale su cui focalizza l’attenzione il 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2021, per la realizzazione degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, riguarda l’adozione di un sistema efficace di politiche attive del lavoro in grado di gestire il disallineamento tra domanda e offerta.

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Uno dei dati da tenere in conto è quello relativo al differenziale tra competenze di cui necessitano le imprese italiane e quelle messe sul piatto dai lavoratori in cerca di occupazione. I Centri pubblici per l’impiego in Italia riescono a entrare in contatto soltanto con il 18,7% delle persone in cerca di lavoro. A livello europeo la percentuale cresce nettamente, con picchi del 63,6% in Germania e del 60,3% in Svezia.

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