Le vaccinazioni per i bambini tra i 5 e gli 11 anni cominceranno il 23 dicembre. Lo ha annunciato il presidente del Cts Franco Locatelli. Intanto nei prossimi giorni dovrebbe arrivare anche il parere dell’Aifa. Le famiglie sono ancora incerte ma quasi tutti sono concordi che il vaccino pediatrico contro il Covid sia una ottima idea. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it Elena Bozzola, segretaria nazionale della Società italiana di Pediatria. Nonché pediatra dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma.
Vaccina o non vaccinare i bambini? E’ la domanda che si fanno le famiglie in questi giorni, dopo il via libera dell’Ema al vaccino pediatrico contro il Covid. A breve dovrebbe arrivare anche il responso dell’Aifa ma intanto la data per l’inizio della campagna vaccinale già c’è. Si comincia il 23 dicembre per i bambini dai 5 agli 11 anni. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it, Elena Bozzola, segretaria va nazionale della Società italiana di Pediatria, nonché pediatra dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, racconta l’importanza della decisione.
Cosa ne pensa della possibilità di vaccinare i bambini?
“Sia come pediatra che come mamma ritengo che sia una splendida opportunità per proteggere i nostri bambini della fascia tra i 5 e gli 11 anni. Si tratta di un vaccino che non è né nuovo né sperimentale. La sperimentazione è già stata fatta ed è stato già approvato dalla Food and Drug Administration, e dall’Ema. Manca solo l’ok dell’agenzia italiana del farmaco. Non c’è nessun pericolo. Abbiamo a disposizione tutti gli studi di fase quattro, cioè quelli di sorveglianza post commercio, che riguardano una platea grosso modo di tre milioni e duecento mila bambini, tra americani, israeliani e canadesi”.
Cosa raccontano i dati e gli studi fin qui effettuati?
“In base a questi dati che sono stati forniti, e che ogni giorno aumentano sempre di più, non è segnalato nessun caso di decesso legato alla vaccinazione. E nemmeno nessuna reazione da definirsi moderata o grave. Sono emersi soltanto dei banali effetti collaterali che noi mamme e papà già conosciamo, perché siamo abituati ad averli con le altre vaccinazioni. Mi riferisco a dolore in sede di iniezione, rossore, un po’ di febbricola e malessere per le prime ore”.
Dovrebbero farlo tutti i bambini?
“Questo vaccino pediatrico è un’ottima possibilità che c’hanno i bambini innanzitutto di proteggere se stessi. Perché i dati che abbiamo adesso ci dicono che in Italia ci sono stati circa 240.000 bambini tra i 6 e gli 11 anni che hanno contratto l’infezione. Soprattutto sappiamo che l’ infezione può essere pericolosa anche per il i bambini più piccoli. Per gli americani nella fascia 5-11 anni, il Covid è una delle prime 10 cause di morte nella popolazione pediatrica. Abbiamo visto la prima variante Alpha contagiare il 2% dei bambini. Già con la variante Delta siamo arrivati al 25/30% nei bambini. Quindi è una splendida opportunità per tutti, un regalo anticipato sotto l’albero di Natale. Per proteggersi e per rafforzare la protezione dell’intera comunità”.
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Per chi decide di non fare il vaccino, quali sono i rischi pediatrici, soprattutto adesso che c’è questa variante omicron?
“La variante non è ancora stata perfettamente studiata e conosciuta, quindi non sappiamo ancora che effetto ha sui bambini. Il problema per i piccoli che non saranno vaccinati è quello di avere la malattia in forma totalmente o asintomatica, ma di sviluppare poi anche a distanza di alcune settimane la cosiddetta sindrome multi-infiammatoria sistemica. E’ quella sindrome che colpisce gli organi vitali come cuore, cervello, polmone o reni che causa nel 77% una ospedalizzazione. Inoltre, non è vero che la sindrome infiammatoria multi-sistemica colpisce soltanto i bambini fragili o i bambini che hanno delle patologie secondarie. Può colpire tutti”.
Ha avuto esperienza di situazioni critiche tra i suoi pazienti?
“Mi ricordo che a luglio abbiamo ricoverato in ospedale una bambina piccola che era risultata positiva, quindi aveva contratto il virus alcune settimane prima senza sintomi genitori. Però poi ha sviluppato a distanza di due settimane questa patologia. E poi c’è il rischio del long covid che è stata studiata sugli adulti, ma è stata anche riscontrata e tra il bambini. Infatti, c’è uno studio inglese che mostra come il 2% dei pazienti, nella fascia 5-17 anni, ha avuto patologie oltre i 56 giorni. Alcuni studi che sono stati resi disponibili parlano di una incidenza addirittura maggiore tra il 4 e il 60% a 12 settimane. Si tratta di conseguenze che possono essere incresciose per il bambino”.
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