Non si ferma il traffico dei green pass falsi su Telegram con un costo di 100 euro per ogni certificazione verde: truffa bloccata grazie all’intervento della Guardia di Finanza.
Ben 12 chat su Telegram proponevano Green Pass funzionanti, in grado di aggirare i controlli anti Covid. Ma anche falsi certificati della Asl di Verona di negatività al virus. Il tutto si poteva ottenere in cambio di pagamenti modici – intorno ai 100 euro – da effettuare in criptovalute.
I passaporti vaccinali erano falsi o addirittura non venivano recapitati. Le truffe – ideate da 3 giovani, due fratelli della provincia di Verona e un19enne della provincia di Genova – sono state scoperte dal Nucleo speciale tutela privacy e frodi della guardia di finanza al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Milano. In corso diverse perquisizioni e anche sequestri ai danni di quattro persone che sono indagate e avrebbero messo le rispettive responsabilità. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e i sostituti Bianca Maria Baj Macario e Maura Ripamonti.
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Le perquisizioni, che si sono concentrate nel mese di agosto, hanno avuto luogo in Liguria, Puglia, Sicilia e Veneto. Scoperte decine di tessere sanitarie e carte d’identità che i ‘clienti’ dovevano inviare per ottenere la certificazione verde fasulla. Gli indagati avrebbero parlato ai clienti del coinvolgimento di alcune persone che lavorano nel servizio sanitario. In caso di non funzionamento avrebbero assicurato di restituire i soldi spesi ai clienti del Green Pass fasullo. Cosa che poi non avveniva.
Uno degli indagati, il 19enne genovese, aveva ideato la truffa utilizzando l’account Telegram della madre, che era all’oscuro di tutto.
Il ragazzo, davanti alla Guardia di Finanza, ha ammesso che una volta che i clienti confermavano l’interesse per i documenti falsi, lui indicava i conti in cui pagare con bitcoin o ethereum. “Una volta ricevuto il pagamento – ha fatto mettere a verbale il 19enne – promettevo l’emissione del Green Pass entro 48/72 ore, ma in realtà bloccavo l’account dell’acquirente”. In tutto aveva ricevuto dai “10 ai 14 pagamenti” di 100 euro per ogni Green Pass. Prima che i suoi canali Telegram venissero chiusi, quindi, aveva guadagnato tra i 1000 e i 1400 euro.
Non aveva salvato però “i dati che fornivano i clienti nella chat, unicamente tramite messaggi di testo”, ha raccontato alle Fiamme Gialle. Dati che “venivano successivamente cancellati al momento del pagamento. Pertanto non sono in possesso di una lista di acquirenti”.
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Più sofisticato il meccanismo messo in atto dai fratelli veronesi, che non hanno voluto collaborare con gli investigatori. Nei loro device sono state trovate foto di tessere sanitarie e documenti d’identità delle loro vittime. Resta ancora da chiarire a cosa servisse quel materiale e se i due lo rivendessero sul dark web. I 30enni avevano anche i certificati relativi a finti tamponi negativi della Asl di Verona. sui loro canali, inoltre, postavano finte recensioni per convincere chi doveva acquistare su Instagram i Green Pass falsi.
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