La nuova variante sudafricana in queste ore sta spaventando il mondo. Eppure, che ci fosse il rischio di mutazioni pericolose era chiaro da tempo. Ed era noto a tutti anche che il problema potesse essere proprio la circolazione incontrollata del virus in Africa. La disuguaglianza sistemica sancita dalla strategia di distribuzione del vaccino avrebbe potuto contribuire alla nascita e diffusione di nuove mutazioni. Ne è convinta Nicoletta Dentico. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it, la politologa e direttrice del programma di salute globale della Society for International Development, spiega l’evoluzione del virus.
Lo avevano chiesto le organizzazioni internazionali di medici, le reti di cittadini in tutto il mondo. Lo aveva chiesto anche Papa Francesco di liberalizzare i vaccini e vaccinare l’Africa. Ma non è stato fatto. E così, mentre il nord del mondo sta ricevendo anche la terza dose, il sud non ha accesso nemmeno a una. E proprio come i virologi avevano previsto, la mutazione pericolosa arriva proprio da quel continente, dove solo 1 operare sanitario su 4 è vaccinato. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it, la politologa Nicoletta Dentico, direttrice del programma di salute globale della Society for International Development, spiega la situazione.
Lei si è battuta per ottenere equa distribuzione dei vaccini nel mondo. Che conclusione può trarre oggi che si discutere della variante sudafricana?
“Abbiamo capito che in questo caso equità e salute, equità e necessità coincidono. Non si tratta di una concessione buonista, non è, come dire, generosità solidale e umanitaria. No, no. In questo caso, in una in una situazione pandemica equità, giustizia, uguaglianza e necessità scientifica convergono. Pertanto avremmo dovuto da subito immaginare uno strumento tecnico scientifico per creare vaccini che fossero alla portata di tutti e non solo alla portata di chi si può permettere una catena del freddo di -70 °. Questo in primis, ab origine”.
Era prevedibile?
“Il fatto di non aver costruito dei vaccini che avessero davvero una visione di salute pubblica dall’inizio ci porta tutti, tutto il mondo, a dover fare i conti oggi con le varianti che arrivano dall’Africa. Non è una sorpresa. Era prevedibile. Non capiamo che stiamo facendo una politica contro noi stessi, non contro il virus”.
Che intende?
“Questi vaccini ci aiutano ora, ma non sono il miglior prodotto che potevamo ottenere e non intendo dal punto di vista dell’efficacia. E’ chiaro che ci ritroviamo con una sfida mai vista prima, cioè la necessità di produrre qualcosa come 11 miliardi di dosi di vaccino in pochissimo tempo, per poter immunizzare tutti. Ma doveva essere fatto. Non si può pensare di uscirne garantendo solo ai Paesi ricchi l’accesso al vaccino, pensando di salvarci la pelle noi e gli altri… chi se ne importa”.
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Variante sudafricana, Dentico a Free.it, “Per un anno si è discusso dei vaccini”
Com’è la situazione in Africa?
“Oggi solo una persona su quattro di personale sanitario in Africa e vaccinata: una sola persona su quattro. Questo significa che siamo ancora all’anno zero in Africa. La comunità internazionale per un anno ha discusso puntando a rimandare ogni decisione sulla sospensione dei diritti di proprietà intellettuale dei vaccini che avrebbero potuto liberare la possibilità di produzione libera. E quindi di espandere la produzione di vaccini in tutto il sud del mondo. Ma non solo di vaccini. Anche di tutto quello che serve per combattere COVID, come respiratori e ventilatori, ossigeno. Non avendo fatto questo, abbiamo creato questa situazione che oggi riguarda tutti”.
Questa variante potrebbe cambiare la politica globale sui vaccini?
“Temo che questo blocco strutturale purtroppo verrà confermato anche nei prossimi giorni alla dodicesima ministeriale dell’organizzazione mondiale del commercio qui a Ginevra, da dove fra l’altro io sto parlando adesso. Proprio per questa insipienza, questa cecità epidemiologica ha generato questo quadro. Tutti i Paesi ricchi e con il miglior potere di acquisto si sono comprati tutti i vaccini. Adesso pensiamo di cavarcela con le donazioni che sono un’inezia rispetto alla necessità reale e fra l’altro stiamo al 15% dell’ inezia promessa, quindi stiamo messi piuttosto maluccio”.