La senatrice Emma Bonino è intervenuta a un evento alla Farnesina sulla condizione delle donne afghane alla vigilia del 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Le sue parole.
“Il nostro più grande nemico, oltre i talebani, è la memoria corta, che è una caratteristica del nostro tempo. Passi da una tragedia all’altra, hai 24 ore di commozione per il bambino o la bambina, e poi passi alla tragedia prossima. In una situazione in cui io almeno ho spesso il senso dell’impotenza“. Così Emma Bonino, senatrice di +Europa, parlando questa mattina al convegno ‘Con le donne afghane contro ogni violenza nel mondo’, svoltosi alla Farnesina.
All’incontro, oltre alla Bonino, hanno partecipato Laura Boldrini, Roberta Pinotti, Lia Quartapelle, il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto, oltre alla viceministra degli Esteri Marina Sereni. Proprio Sereni, discutendo la situazione delle donne afghane alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ha dichiarato: “Siamo lontani dal raggiungimento di un’effettiva uguaglianza di genere, e la violenza contro le donne è ancora un fenomeno radicato e diffuso“. Oggi, ha aggiunto Sereni, “serve un faro sulle donne afghane“.
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Bonino: “Non abbandonare Afghanistan né legittimare Talebani”
“Quando la politica fallisce entrano in gioco gli umanitari, che però non possono risolvere problemi politici, ma hanno il ruolo di salvare vite“, ha aggiunto Bonino, sottolineando la necessità di rimanere vigili rispetto a quanto avviene in questi mesi nel paese centro-asiatico. Per la senatrice, che negli anni Novanta si occupò del paese in veste di Commissaria europea, “l’Afghanistan non va abbandonato, ma serve non legittimare i talebani. Bisogna trovare una strada nuova“.
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Una strada nuova che la senatrice ha provato a discutere con alcune donne afghane presenti all’evento. “Io non so più che inventarmi. Datemi voi delle idee“, si è rivolta Bonino alle presenti. “Non ho esaurito la volontà di impegno, ma sono a corto di idee per trovare una strada nuova senza abbandonare il paese e senza dover legittimare i talebani“.