Jihadisti scarcerati per ottomila dollari nel nord-est della Siria. Il quotidiano britannico The Guardian racconta il programma di “riconciliazione” dell’Isis con le Forze Democratiche Siriane a guida curda.
Ottomila dollari. Questo è il prezzo della libertà di un militante Isis. Diversi jihadisti nel nord est della Siria sono stati scarcerati, nell’ambito di un programma di “riconciliazione” tra lo Stato Islamico e le Forze Democratiche Siriane a guida curda. Sono diecimila gli uomini, ricollegabili al gruppo terroristico, detenuti in tre delle carceri più sovraffollate del Paese. Possono tornare in libertà, senza processo, dietro pagamento di una sanzione. La notizia è stata riportata da uno dal quotidiano britannico The Guardian che cita le dichiarazioni di due militanti scarcerati e moduli ufficiali dei penitenziari.
Sul documento di rilascio si legge che gli jihadisti, una volta tornati in libertà, si impegnano a non tornare a far parte di gruppi armati di qualsiasi natura e abbandonare le zone nord-orientali del Paese sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane.
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Una ricostruzione parzialmente veritiera quella del Guardian secondo il portavoce delle Forze Democratiche Siriane Farhad Shami. “Le Fds hanno precedentemente liberato alcuni prigionieri che avevano legami con l’Isis. Ma le loro mani non erano macchiate del sangue di civili innocenti. E non avevano commesso alcun crimine. Erano dipendenti negli uffici gestiti dall’Isis oppure sono stati costretti a unirsi allo Stato Islamico”, ha spiegato Shami. Lo stesso poi prosegue: “Coloro che sono stati liberati vengono monitorati dalle forze di sicurezza per assicurarsi che non cerchino di rientrare nell’Isis”, conclude.
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Intanto la coalizione internazionale militare per la lotta all’Isis, a guida Usa, prende le distanze da quanto riportato dal quotidiano britannico. “La coalizione non controlla, né gestisce le strutture di detenzione o i campi per sfollati interni. Queste strutture di detenzione e i campi per sfollati interni sono entrambi gestiti solo dalle Fds nel nord-est della Siria“, si legge in una mail inviata al Guardian.
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