Per il gip di Pavia Schmuel Peleg, nonno materno del bimbo di 6 anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, l’11 settembre ha rapito il nipote. Abbastanza per chiedere l’arresto per il 58enne, ex militare in pensione. E oggi il Riesame ha confermato la misura.
Il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il ricorso della difesa di Shmuel Peleg, nonno materno di Eitan, il bimbo sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Gli avvocati Paolo Sevesi e Sara Carsaniga, legali del nonno, aveva impugnato l’ordinanza d’arresto emessa dal gip di Pavia a carico del 58enne, accusato di aver sequestrato il nipote l’11 settembre scorso.
Il nonno – con l’aiuto di Gabriel Abutul Alon, dipendente della BlackWater, società specializzata in operazioni paramilitari – aveva preso il bambino a casa della zia paterna e tutrice Aya Biran, alle porte di Pavia. Invece di portarlo a comprare dei giocattoli, come aveva detto, aveva raggiunto Lugano con un’auto noleggiata dal complice. E da lì, con un volo privato, nonno e nipote erano arrivati a Tel Aviv. Alla zia aveva comunicato tutto a cose fatte. “Eitan sta bene, adesso è a casa”, le aveva scritto in un messaggio.
Abbastanza perché il gip chiedesse la custodia cautelare in carcere per l’ex militare e desse il via alla procedura dell’arresto internazionale, che deve ancora essere eseguito. Misura confermata dalla decisione dei giudici del Tribunale del Riesame, che si sono riservati di depositare le motivazioni, senza però indicare un termine.
I legali del nonno, nell’udienza di 5 giorni fa davanti al Riesame, avevano contestato le accuse di sequestro di persona e sottrazione e trattenimento di minore all’estero e in particolare la qualificazione giuridica dei fatti. Per la difesa non si sarebbe trattato di un sequestro perché il bimbo non era stato obbligato a partire.
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Dopo la richiesta del gip di Pavia, in base a quanto prevede la procedura, la Procura generale di Milano, guidata da Francesca Nanni, aveva vagliato e inoltrato la richiesta di misura cautelare in carcere del gip di Pavia al ministero della Giustizia, accompagnandola con la “richiesta di estradizione” da Israele verso l’Italia del nonno materno del piccolo e del complice. E da via Arenula la misura è stata inoltrata “per vie diplomatiche” in Israele.
Il mandato d’arresto internazionale, tuttavia, non è stato eseguito dalle autorità israeliane. Il nonno è ancora in libertà a Tel Aviv, dove sta combattendo per fare in modo che il nipote resti a vivere in Israele. Se dovesse espatriare, però, rischierebbe di essere arrestato e consegnato alle autorità italiane.
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Nel frattempo, continua la battaglia legale in Israele per stabilire se Eitan debba fare ritorno in Italia. In primo e secondo grado il Tribunale di Tel Aviv ha stabilito che il nonno, portando via il bambino di nascosto dalla zia Aya, ha violato la Convenzione dell’Aja. L’esecutività dei verdetti, tuttavia, è stata bloccata dalla Suprema Corte, davanti alla quale il nonno ha fatto ricorso.
I giudici, infatti, hanno ‘congelato’ le precedenti disposizioni fino a che non si pronunceranno sulla vicenda. Il verdetto è atteso a breve, dopo che domani scadrà il termine per i legali del nonno Peleg per presentare le proprie memorie. I legali della famiglia Biran, invece, hanno depositato entro domenica 21 novembre le loro osservazioni. Dopodichè la corte deciderà come procedere.
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