Il Garante per la protezione dei dati personali ha trovato un nuovo database che forniva Green Pass italiani. Potevano essere scaricati, modificati e rivenduti. A indagare sono le Fiamme Gialle e le Procure di Roma e Milano. Ecco cosa è successo.
Green pass, scaricabili con un click e praticamente identici rispetto agli originali. I certificati vaccinali – con tanto di QR Code e numero del lotto del vaccino – questa volta, erano disponibili on line su una nota piattaforma di file sharing. Chiunque avrebbe potuto salvarli e modificarli inserendo il proprio nome e poi utilizzarli. Oppure venderli ad altri a caro prezzo.
La nuova banca dati di ‘passaporti verdi’ è stata scoperta dal Garante per la protezione dei dati personali. Conteneva centinaia di Green pass italiani, probabilmente originali o comunque perfettamente funzionanti, finiti on line all’insaputa dei proprietari. Le istruzioni per accedervi venivano condivise anche su RaidForums, un portale molto popolare tra chi svolge azioni di hacking, una sorta di anello di congiunzione tra il web “visibile” e quello dark.
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In rete non è certo il primo database di questo genere ad essere comparso negli ultimi mesi. E proprio mentre i contagi aumentano, sono migliaia gli ‘irriducibili’ No Vax che si rivolgono a internet per evitare di sottoporsi alla profilassi per il Covid-19. E sono disposti a spendere tra i 100 e i 200 euro – e rischiare sanzioni fino a 400 euro – pur di non adeguarsi alle regole anti Covid.
Solo qualche settimana fa un misterioso “imprenditore polacco” cedeva al prezzo di 300 dollari certificati funzionanti in tutta Europa, con cui potersi spacciare per cittadini vaccinati a Varsavia. E per convincere i potenziali clienti della genuinità dell’offerta, aveva creato il Green Pass di Adolf Hitler.
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Ma anche gli informatici italiani non sono da meno. Nel luglio scorso un’indagine condotta dal procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e dai pm Maria Bianca Baj Macario e Maura Ripamonti aveva portato alla luce un traffico di fiale di vaccini e falsi certificati vaccinali.
Farmaci e Green Pass anche in quel caso venivano venduti sul dark web. Il Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza, guidato da Gianluca Berruti, avevano individuato e sequestrato 10 canali e account Telegram, che rinviavano ad account anonimi su specifici ‘Marketplace’ nella ‘rete oscura’. Vie attraverso le quali era possibile interfacciarsi con il venditore e procedere all’acquisto. Il tutto dopo aver completato il pagamento, rigorosamente in criptovalute.
Migliaia i potenziali clienti, che si erano iscritti ai canali social, attratti dalla promessa di ottenere il lasciapassare prima delle vacanze. L’organizzazione – composta soprattutto hacker italiani – garantiva certificati validi anche per altri stati europei, per la Svizzera e gli Stati Uniti.
Se le indagini della Procura di Milano sono ormai in fase avanzata, un nuovo filone si è aperto per quanto riguarda il commercio on line dei passaporti vaccinali. Questa volta ad indagare è la procura di Roma. Anche in questo caso spetterà al Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi tecnologiche – dopo una riunione operativa fissata lunedì mattina – il compito di acquisire gli archivi on line e accertarne la provenienza.
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