“VioliNation”, un fenomeno pop che fa scoppiare anche la polemica su Twitter: numeri incredibili nella nottata. Di cosa si tratta.
Marco Violi, il nome più chiacchierato del Web. Merito – diciamo così – dell’hashtag finito in tendenza nella notte del 17 Novembre dove sui social imperava la crasi “VioliNation”. Cosa significa: il Direttore del portale Romagiallorossa.it è finito nell’occhio del ciclone grazie a un account dal nome inequivocabile: “Mussolinho”. L’utente, poi rimosso, ha creato una “stanza condivisa” – spazio dove chiunque nel Web attraverso Twitter poteva afferire – in cui si dava seguito alle gesta del cronista.
Il quale, solitamente, nell’ambiente romano, è noto per le sue canzoni parodia sulla squadra di Mourinho e altri temi afferenti. Quello che inizialmente era un fenomeno circoscritto al territorio laziale è diventato mainstream nell’arco di una nottata: numerosi personaggi celebri, fra cui Andrea Delogu, hanno partecipato all’evento telematico. Tutto all’insegna della goliardia e del divertimento, ma come spesso succede qualcuno ha calcato troppo la mano.
Tradotto in cifre vuol dire: 26.100 tweet in poche ore sull’argomento, da ogni parte del mondo. Le canzoni parodia di quest’uomo hanno risuonato nelle orecchie altrui per tutta la notte. Ovunque. Chiunque prendeva parte alla stanza, in men che non si dica, veniva risucchiato in un vortice. Fatto anche, purtroppo, di haters. C’è chi ha preso a modello l’iniziativa per mettere in risalto difetti fisici del ragazzo e sbugiardandone le competenze in maniera disonorevole.
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Motivo per cui, Violi, nella mattinata del 18 Novembre, ha preso parola. Come si legge su Giornalettismo, il Direttore di Romagiallorossa.it reagisce così: “Intellettuali, giornalisti, attori, attrici, cantanti, tenniste che ascoltano uno spazio su Twitter di un utente chiamato ‘Mussolinho’ e poi in Rai nei loro sproloqui al concerto del Primo Maggio si indignano per il Fascismo“. “Coerenza zero”, uno degli hashtag successivi al commento, seguito da “5 minuti di vergogna” e “Blablabla”. Un fenomeno pop, con le sue sfumature, si staglia nella notte di Twitter fra luci e ombre dell’interazione telematica.
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