Vasta operazione contro la ‘Ndrangheta. 104 misure cautelari in tutta l’Italia. Cinquanta solo a Milano. Interessate tre procure: Reggio Calabria, Milano e Firenze. Colpita la cosca Molè. Le inquietanti intercettazioni tra gli indagati.
Gli affari economici della ‘Ndrangheta non si sono mi fermati, nemmeno durante il periodo di crisi generato dalla pandemia. Gli investigatori del Servizio del Nucleo centrale operativo hanno sequestrato 1076 chilogrammi di cocaina proveniente dall’America del Sud. Bloccata anche la sostanza stupefacente nel porto di Livorno: maxi blitz contro la cosca dei Molè e 104 arresti tra Calabria, Lombardia e Toscana.
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Le procure di Firenze, Milano e Reggio Calabria hanno collaborato per questa maxi operazione contro lo spaccio internazionale di droga. Nella sola città calabrese sono state eseguite 36 misure cautelari, 14 a Firenze e 54 a Milano. Decisiva la collaborazione delle diverse squadre mobili coordinate dal Servizio centrale operativo diretto da Fausto Lamparelli.
‘Ndrangheta, 104 arresti in tutta l’Italia: le intercettazioni
I reati a vario titolo vanno da riciclaggio a reati di associazione mafiosa, bancarotta fraudolenta, estorsione, detenzione e porto di armi illegali, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, frode fiscale, usura e corruzione. Diverse le società utilizzate dagli indagati che fungevano da cosiddette “lavatrice” per ripulire il denaro proveniente dall’attività illecita.
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Le indagini sono state condotte dalla Polizia e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como per quanto concerne l’attività investigativa in Lombardia. La maxi-operazione rappresenta la riunione di 3 diversi filoni investigativi, Calabria, Lombardia e Toscana, coordinati dalla Direzione Nazionale Antimafia, che hanno rivelato l’esistenza di un’associazione mafiosa attiva in traffici di cocaina con il Sudamerica, estorsioni e gestione dei relativi capitali illeciti.
I dettagli dell’operazione
Stando agli elementi investigativi raccolti dal Gip di Reggio Calabria, la cosca Molè sarebbe tuttora operativa. Indagati diversi appartenenti al gruppo per i reati di associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi e intestazione fittizia di beni. Le indagini hanno inoltre messo in evidenza i rapporti di collaborazione intrattenuti con esponenti di altre cosche di ndrangheta del versante tirrenico. Destinatari di misura cautelare e indagati soggetti riconducibili ai gruppi Pesce e Crea. Confermate anche relazioni con organizzazioni criminali della provincia di Vibo Valentia.
Dalle indagini sono emersi elementi plurimi probanti dell’esistenza di un’associazione internazionale finalizzata al traffico ci cospicui quantitativi di stupefacenti. Le indagini di Reggio Calabria e Firenze hanno permesso di intercettare diversi carichi di cocaina presso i porti di Gioia Tauro e Livorno. Nello scalo toscano, tra il 6 e l’8 novembre 2019, sono stati sequestrati 430 panetti di cocaina, provenienti dal Brasile, del peso di 1100 grammi circa ciascuno, occultati all’interno di una cavità di laminati in legno. Sono 500 i kg di cocaina, suddivisi in panetti da un kg circa, sequestrati il 25 marzo 2020 in una masseria di Gioia Tauro. Alcuni marchiati con il logo “Real Madrid” e occultati in un container commerciale, erano arrivati pochi giorni prima nel porto calabrese.
Si ritiene che al cosca operasse nel settore del traffico di stupefacenti grazie ad una vasta ramificazione internazionale attiva non solo sul piano dell’approvvigionamento di ingenti quantità di droga, ma anche su quello della lavorazione e del successivo recupero in mare. Nelle immagini le inquietanti intercettazioni tra i soggetti indagati. Parlavano liberamente degli affari illeciti da compiere e del dominio nelle loro zone. Il prefetto Messina a capo dell’Anticrimine italiana spiega i dettagli dell’indagine e la collaborazione tra forze di polizia internazionale. Alcune misure eseguite anche all’estero.
Blitz contro la ‘Ndrangheta: il filone di Milano
54 le misure a Milano. In particolare le indagini hanno contestualizzato tre periodi storici, caratterizzati da altrettante modalità di assoggettamento del territorio.
Il primo nel 2007/2010, caratterizzato da numerosi episodi di estorsione in danno di imprenditori locali. Il secondo 2010/2019 in cui, alle estorsioni, si è aggiunto il controllo e la gestione economica di appalti assai remunerativi relativi al servizio di pulizia di grandi imprese ottenuti dall’organizzazione grazie alla “collusione” di un imprenditore che si presentava quale “faccia pulita”, titolare formale di cooperative operanti nel settore, cooperative con le quali veniva ideato ed attuato un articolato sistema di frode finalizzato all’evasione fiscale attraverso cui veniva finanziata l’associazione di stampo mafioso.
Il terzo dal 2018 ad oggi: disarticolato in parte il sistema di frode fiscale di cui al periodo precedente in seguito ad alcuni arresti, sono ripresi su larga scala gli episodi di estorsione in danno di piccoli e medi imprenditori e, anche, di semplici cittadini.
Molti i settori nei quali gli indagati sono riusciti ad estendere il loro controllo. Si va dal trasporto conto terzi alla ristorazione ai servizi di pulizia e facchinaggio. Emblematico il caso di un noto ristorante milanese sito in un punto panoramico cittadino. Era gestito da una società riconducibile agli indagati. Dopo aver drenato notevoli risorse finanziarie illecite dagli indagati e verso gli indagati, accumulando, ingenti debiti nei confronti dell’erario.