Una delle conseguenze più noiose dell’infezione da Covid-19 è che, anche se si riesce a evitarne le conseguenze peggiori, alcune sintomi della malattia rimangono anche sul lungo periodo. E’ il cosiddetto ‘Long Covid’.
La maggior parte delle persone che si ammalano di Covid-19 riesce a recuperare nel giro di due mesi dall’infezione. Altre, invece, continuano a presentare disturbi e problemi a livello clinico per più tempo. Strascichi dell’infezione primaria, che però hanno effetti pesanti sulla possibilità di tornare a condurre una vita normale. E’ il cosiddetto “Long Covid“.
Per l’Istituto Mario Negri, si tratta di “una sindrome post-virale che può debilitare una persona sotto molti aspetti anche per parecchie settimane dopo la negativizzazione, e cioè dopo la guarigione e la conseguente eliminazione del virus dall’organismo“. Per il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, che ne ha parlato oggi nell’ambito di ‘Meridiano sanità 2021’, si tratta invece “della prima patologia emersa dalla pandemia, non ancora pienamente definita, un qualcosa che dobbiamo scoprire e che dobbiamo imparare a conoscere“.
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Tra i principali effetti del ‘Long Covid’, spiega sempre l’Istituto Mario Negri, ci sono “danni diretti agli organi del corpo provocati dal virus o dalla malattia; effetti e compromissione del sistema nervoso; risposta anomala del sistema immunitario che, nel tentativo di eliminare il virus, innesca una specie di autoimmunità per cui aggredisce ‘per sbaglio’ anche organi e tessuti del proprio corpo, danneggiandoli”. Altri sintomi sono stanchezza, l’ormai nota perdita di gusto e olfatto, problemi di memoria. E per chi ha già patologie preesistenti, c’è la possibilità che queste si aggravino anche dopo il recupero dall’infezione.
Inoltre, uno degli aspetti che risultano dalle prime analisi, è che non ci sia una correlazione diretta tra intensità della malattia e intensità del ‘Long Covid’ successivo. Insomma, anche chi contrae il Covid-19 in forma lieve, potrebbe trovarsi di fronte a un futuro comunque pesante a livello sanitario. Si stima che circa il 50% delle persone, una volta guarite dal Covid, abbiano necessità di rivolgersi ulteriormente al medico. La categoria che ne soffre maggiormente, secondo i dati del Mario Negri, è quella delle donne tra i 40 e i 60 anni.
Il Ministero, ha affermato Brusaferro, sta iniziando a costruire progetti specifici in materia, “per andare poi a cogliere, inventariare e conoscere intanto la quantità di persone che ha questo tipo di patologia, ma anche sostanzialmente caratterizzarla al meglio“. Uno dei segmenti della società su cui è importante acquisire conoscenze è l’impatto del ‘Long Covid’ sui bambini.
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Febbre, disturbi intestinali, eruzioni cutanee e infiammazione degli organi interni. Sono alcuni degli effetti della sindrome infiammatoria multisistemica ribattezzata ‘Sindrome Mis-C’. Si tratta di una particolare forma di ‘Long Covid’ che affligge i più piccoli anche fino a 4-6 settimane dopo il contagio. Addirittura un bambino su 7 ne soffre a seguito della guarigione dall’infezione. Un problema di cui la vaccinazione anche degli under12, su cui gli enti sanitari si stanno interrogando in queste settimane, potrebbe essere la soluzione.
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