Giampiero Galeazzi lascia un vuoto incolmabile nel giornalismo, ma anche nel mondo dell’intrattenimento: i suoi momenti migliori in tv.
Giornalismo in lutto, è morto Giampiero Galeazzi. Il noto cronista romano aveva 75 anni. La sua malattia era cosa nota da tempo, allo sgomento di molti colleghi – che hanno dato la notizia visibilmente amareggiati – anche il dispiacere di aver perso una figura professionale e sempre umile nonostante la sua popolarità. Un uomo capace di bucare lo schermo anche grazie al volto iconico e la voce inconfondibile che l’hanno reso un’icona.
Tante le trasmissioni a cui ha partecipato, molte di più le parodie di cui è stato – anche inconsapevolmente – protagonista. Non era il tempo dei meme, ma le sue immagini fuori lo stadio sono da antologia ancora oggi. Scatti che diventano come quadri, momenti che lo portano ad essere amato anche per la sua simpatia. Quando chiunque soleva fargli l’imitazione: “Miticooo”, con la o allungata, risuona come un mantra. Nettare per chi oggi lo cerca, dato che sente di aver perso qualcosa che, purtroppo, non tornerà più.
Galeazzi, informare con il sorriso: la disinvoltura nel racconto televisivo
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Le apparizioni a Domenica In, dove era stato anche ospite nella sua ultima volta in televisione, da Mara Venier, a Quelli Che Il Calcio. Contesti dove con la Ventura prima e Savino poi, quando ancora faceva l’autore televisivo, lo mettevano a proprio agio strappandogli un sorriso. La partecipazione con Baudo al Festival di Sanremo nel ’96. La sua verve, in correlazione con la kermesse canora, era la ciliegina sulla torta.
Poi le imitazioni del trio Marchesini-Lopez e Solenghi, con cui era solito intrattenersi per dei siparietti indimenticabili. Nel recente passato ricordiamo nuovamente Nicola Savino, che dopo l’esperienza di autore in Rai approda a Mediaset, dove – con Zelig – fa un’imitazione del compianto cronista. La reazione è smodata. Da applausi.
Gli stessi che oggi una platea senza più lacrime dal dispiacere si ritrova a fare a uno degli ultimi esponenti della vecchia scuola giornalistica: quella che era in grado di tratteggiare un momento con una sola, capillare, espressione dialettica. Giampiero Galeazzi porta con sé un mondo, fatto anche di sorrisi, che potremmo rievocare soltanto attraverso la forza del ricordo. La sola cosa che non può mancare.