Durante il sedicesimo corteo contro Green Pass e vaccini, i manifestanti di Milano hanno messo in atto la loro strategia per provocare la Questura e creare quanti più danni possibile.
Ieri sera alle 21,30 c’erano ancora diversi tram deviati a causa manifestazione No Pass a Milano. Il caos è durato quasi tutta la giornata. Ed è proprio questo, per gli investigatori, l’obiettivo del movimento: creare confusione, alzare la tensione, far parlare di sé a tutti i costi. A dar manforte ai manifestanti c’è un “senso di impunità”, con continue provocazioni alle forze di polizia.
La manifestazione No Pass a Milano è tutta qui. E il bilancio, ieri sera, alla fine è stato di una sessantina di persone controllate. Dieci persone portate nelle stanze della Questura. Due Daspo dalla città per un anno. Quello di ieri è stato il sedicesimo corteo contro il Green Pass e contro i vaccini, e ancora una volta le polemiche sono state tante.
Quelle dei commercianti, stufi del traffico bloccato e del caos che blocca gli affari nelle zone centrali. Quelle dei residenti, che si trovano murati in casa, a causa dei blocchi della polizia. Quelle dei cittadini ignari, coinvolti loro malgrado nella folla e che vengono insultati o spintonati e picchiati. Com’è successo ieri ad alcuni automobilisti in zona Bocconi.
No Green Pass, ecco le provocazioni
I manifestanti, poco più di quattromila, hanno urlato contro la polizia, insultato persone, sfidato le autorità cittadine e minacciato anche alcuni giornalisti. “Io non ho paura, mi hanno già denunciato non sai quante volte. Io me ne frego dei Daspo. Non ci possono fare nulla”, ha detto uno dei leader No Pass di Milano. Intanto la Digos continua le indagini sui partecipanti.
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“Purtroppo il livello di tensione e di provocazione continua ad essere strumentalmente alimentato. Sono soggetti le cui finalità sembrano andare ben oltre la contestazione dei provvedimenti del governo”. Lo ha detto il portavoce dell’Associazione nazionale dei funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti. “Dobbiamo stigmatizzare le dichiarazioni di chi continua a minacciare l’uso della violenza. Di chi fa della provocazione e degli insulti alle forze dell’ordine un manifesto politico. Crediamo che ciò violi le regole di uno stato di diritto”, ha aggiunto Laquaniti.