Un caso fermo da 25 anni, quella della morte di Nada Cella, potrebbe a breve essere risolto. Dipenderà dalla verifica sul lavoro della Procura di Genova, in particolare del titolare delle indagini sul delitto, il sostituto procuratore Gabriella Dotto.
La Dotto ha infatti inserito nel registro degli indagati una donna per l’omicidio della giovane segretaria, mentre altre due persone sono sotto accusa per falsa testimonianza. A dare spinta alle indagini è stata la criminologa nominata dalla famiglia Cella, Antonella Pesce, che si è occupata per anni del caso insieme all’avvocata Sabrina Franzone.
I fatti, avvenuti a Chiavari lo scorso 6 maggio 1996, videro il ritrovamento di Cella nell’ufficio del commercialista per cui lavorava, in via Marsala. Causa del decesso probabile, un colpo ricevuto alla testa da Cella con un oggetto pesante che non venne mai ritrovato. A chiarire, forse, i contorni del delitto sarà la perizia richiesta dalla Dotto su alcune tracce di dna trovato sulla scena del crimine. La perizia sarà affidata a Emiliano Giardina, lo stesso consulente tecnico che condusse quella sul corpo di Yara Gambirasio, trovando il materiale genetico del famoso ‘Ignoto 1’.
Ad essere accusata di omicidio è una donna 53enne, l’ex insegnante Annalucia Cecere. Motivazione, la gelosia che la presunta assassina avrebbe provato nei confronti della vittima. L’indagata sarebbe stata infatti invaghita dell’uomo che trovò il cadavere della Cella, il commercialista Marco Soracco. Quest’ultimo è accusato invece di non aver detto tutto quello che sapeva sui fatti, ovvero di aver coperto l’assassina nonostante l’avesse vista uscire dall’ufficio quella mattina. Stessa accusa anche nei confronti della madre di Soracco, Teresa Bucchioni.
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Dalle indagini, riaperte in seguito alla rivalutazione di elementi scartati nel corso delle precedenti azioni degli inquirenti, alcuni testimoni avrebbero visto la donna nei pressi dello studio del commercialista. Inoltre, gli investigatori dell’epoca avevano trovato nell’appartamento della Cecere alcuni bottoni simili a quelli trovati sotto il corpo della Cella. Bottoni sottratti, si presume perché di valore, da una giacca maschile evidentemente presente nella stanza dove si consumò il delitto.
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