Un maxi rave party è andato in scena a Settala, nel Milanese, nella notte tra il 25 e il 26 maggio del 2019. Delle migliaia di giovani che hanno partecipato, ne sono stati identificati solo 5. Per loro il gip Guido Salvini ha ordinato al pubblico ministero di formulare imputazione coatta.
In migliaia hanno partecipato al rave party a Settala, nel Milanese. Hanno ballato per ore nella notte tra il 26 e il 27 maggio del 2019. Ma le indagini hanno permesso di individuare solo 5 trai partecipanti al raduno, organizzato in un capannone vuoto di proprietà della Edil Immobiliare Srl. Per loro il giudice per le indagini preliminari di Milano, Giudo Salvini, ha ordinato al pubblico ministero di disporre l’imputazione coatta.
Saranno questi 5 ragazzi, individuati grazie alle targhe delle loro auto, ad affrontare il processo per il reato di all’invasione e occupazione di un terreno e di un edificio di proprietà della società. All’indomani del rave era stato l’avvocato della Edil Immobiliare ad andare in Procura per denunciare l’accaduto.
Dopo il rave a Settala non si contano i danni…
Per i 5 ragazzi il pm aveva chiesto l’archiviazione. Di diverso avviso il gip Salvini. Dopo che i ragazzi avevano abbandonato il capannone, c’erano “gravissimi danni”. Porte “abbattute e sfondate, l’intero impianto elettrico e di riscaldamento asportato, i pavimenti danneggiati, demoliti tutti sanitari”. “Inoltre – si legge ancora nel decreto – tutte le pareti perimetrali interne ed esterne erano state imbrattate con scritte e manifesti”. I messaggi erano “aggressivi nei confronti delle forze dell’ordine” e recitavano “Più sbirri morti”, “Digos boia” “10 100 1000 Nassyria”. E ancora: “A fuoco i CPR” . Non mancavano nemmeno le “minacce nei confronti di politici del centro destra” come “Spara a Salvini”.
Il rave a Settala non era una festa in un locale
Per il giudice “non è stato possibile individuare chi, verosimilmente gli organizzatori del rave party ed i giovani a loro più vicini, sia stato materialmente responsabile degli ingenti danneggiamenti del capannone”. Anche se “potevano probabilmente essere identificati”, perchè sul sito “del gruppo antagonista, La Bolla” il rave era stato “ampiamente pubblicizzato”.
“Invece appare evidente che tutti i partecipanti alla rave, tra cui quindi le 5 persone identificate, non potevano” non rendersi conto della situazione di “completa illegalità in cui si trovavano – precisa il gip – e cioè aver invaso un edificio industriale del tutto estraneo a manifestazioni di quel genere”. “Porte e cancelli erano state divelti e abbattuti e i manifesti proclamavano esplicitamente che quella non era ‘una festa in un locale’ ma un momento di lotta“.
I 5 ragazzi erano “del tutto consapevoli, quantomeno, di aver partecipato all’invasione e occupazione di un terreno e di un edificio certamente non appartenenti agli organizzatori del raduno”. Ragion per cui, per il gip, devono affrontare il processo.