Schmuel Peleg, nonno materno del piccolo Eitan, il bambino unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, si contende la sua custodia con la zia paterna Aya Biran. Il Tribunale della Famiglia di Tel Aviv ha deciso che il piccolo deve tornare in Italia, ma il nonno non ci sta.
Il nonno di Eitan fa ricorso al Tribunale di Tel Aviv. Tramite i suoi avvocati, Schmuel Peleg, si è rivolto in appello al Tribuanle distrettuale di Tel Aviv, chiedendo di ribaltare la decisione del Tribunale della Famiglia che una settimana fa aveva stabilito che il bambino dovesse tornare in Italia. Lo ha detto a Free.it il portavoce della famiglia Peleg, Gadi Solomon. “Il tribunale di Israele non ha dato abbastanza rilievo alle particolari circostanze in cui si trova Eitan“, ha chiarito Solomon, e i Peleg hanno ricordato come “i genitori del bambino fossero in Italia per ragioni di studio, ma poi sarebbero rientrati in Israele. La sua vera patria è Israele, non l’Italia“. La zia Aya Biran, tutrice legale del bambino che abita a Pavia con la famiglia, avrebbe agito “in maniera unilaterale, non coinvolgendo i nonni materni. Tutti aspetti di cui anche i Tribunali italiani dovrebbero tenere conto”, conclude Solomon.
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Eitan, 6 anni ancora da compiere, è l’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone. Nello schianto della funivia ha perso entrambi i genitori, il fratello minore e i bisnonni. Dopo l’incidente, nel maggio scorso, la zia paterna Aya Biran è stata nominata sua tutrice legale dal Tribunale di Torino. Decisione poi confermata ad agosto dal giudice tutelare di Pavia, che ha escluso i nonni materni Schmuel Peleg e Esther Cohen dal procedimento.
L’11 settembre, il nonno Schmuel Peleg, ex colonnello dell’esercito Israeliano, lo ha portato via da Pavia, dove abitava con la zia Aya, lo zio Or Nirko e le due cuginette. Con un jet privato partito da Lugano, lui e il nipote hanno raggiunto Tel Aviv. si è trattato di un “rapimento” per la zia Aya, che ha fatto ricorso – vinto domenica scorsa – davanti al Tribunale per la Famiglia di Tel Aviv. In base alla Convenzione dell’Aja, per i giudici israeliani Eitan deve far rientro in Italia.
Dal “rapimento” i rapporti, già tesi, tra i due rami della famiglia si sono rotti completamente. Sono volate parole al vetriolo. Nonni e zii si sono accusati reciprocamente di essere interessati non solo al Eitan ma anche “testamento milionario” stilato a suo favore dai bisnonni. Chi si occuperà di lui amministrerà anche i risarcimenti che otterrà dal processo per il Mottarone.
Adesso i due rami della famiglia di Eitan sono in attesa di conoscere la data in cui inizierà l’appello a Tel Aviv. Solo dopo si saprà se il bambino potrà o meno tornare in Italia , “alla sua famiglia, alla sua scuola, alle strutture terapeutiche da cui era stato rapito”, dicono gli avvocati della zia Aya. L’auspicio è “che il tribunale distrettuale di Tel Aviv respinga il ricorso”.
Nel frattempo la battaglia legale prosegue in Italia. Il 9 e il 16 novembre, infatti, i nonni e la zia di Eitan si confronteranno davanti al Tribunale di Pavia per discutere della loro esclusione dalla tutela del nipote. Davanti al Tribunale dei Minori di Milano, infine, i nonni materni hanno impugnato al decisione di affidare la tutela del bambino alla zia Aya. La decisione è attesa dopo il 21 dicembre.
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