Spiragli di apertura. Un ultimo tentativo di mediazione sul tema delle pensioni. Quello che Mario Draghi mette sul tavolo dei Sindacati. Quota 102, cioè la possibilità di andare in pensione, solo nel 2022, con 64 anni di età e 38 di contributi.
Quota 102 per il solo 2022. Questo il compromesso verso cui sembra orientarsi Mario Draghi, per rispondere ai malumori degli ultimi giorni di Partiti e Sindacati. Uscita dal mondo del lavoro a 64 anni di età con 38 di contributi. Con la promessa di un tavolo di trattative, tra le parti sociali, per una riforma organica del sistema pensionistico nel 2023. Dopo la rottura di martedì sera, questa è una soluzione che rasserena gli animi. Manda un segnale distensivo ai Sindacati e accontenta la maggioranza. Soprattutto la Lega: “Nessun ritorno alla Fornero con Quota 102 e ci sarà un fondo da 500 milioni per accompagnare alcune categorie all’uscita anticipata dal mondo del lavoro con le regole di Quota 100“.
Il Premier risolve momentaneamente la questione pensioni scegliendo la via della mediazione. Limita la portata dell’intervento al solo 2022, evitando di inserire nella Manovra soluzioni a lungo termine. E allontana di qualche mese il delicato confronto sulla Legge Fornero. Di cui i Sindacati continuano a chiedere la riforma. Ma in questo modo, almeno, Cgil, Cisl e Uil manterrebbero aperto un tavolo di confronto, soprattutto in vista delle elezioni del Presidente della Repubblica, da cui dipenderà il futuro della legislatura e del Governo.
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“La tutela dei più deboli, ovunque essi siano, ci unisce. Insieme, dobbiamo fare in modo che innovazione e produttività vadano di pari passo con equità e coesione sociale. E dobbiamo farlo pensando non solo ai lavoratori di oggi, ma anche a quelli di domani”, ha dichiarato Mario Draghi durante l’incontro con i Sindacati Internazionali del Labour 20, in vista del G20. Tradotto: è necessario pensare ai giovani, preparandoli alle trasformazioni a cui il mondo del lavoro andrà incontro. Ma è altrettanto doveroso, sul versante pensioni, tornare a un sistema interamente contributivo, come quello previsto dalla Legge Fornero.
Ciò che rimane, in ogni caso, è il segnale inviato ai Sindacati. L’invito, da gennaio, a sedersi a un tavolo per studiare una riforma più organica. La soluzione potrebbe non essere sufficiente per Cgil e Uil. Ma potrebbe bastare alla Cisl. Detto comunque che l’obiettivo di Draghi non rimane la conservazione dell’unità sindacale. Ma mettere in cassaforte la Legge di Bilancio senza ulteriori scossoni.
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