Dopo la due giorni di confronti in Consiglio Europeo, è tempo di bilanci. Soprattutto per l’Italia. Costretta a difendersi dagli attacchi dei Paesi del Nord sulla questione degli ‘spostamenti secondari’, quella dei cosiddetti dublinanti.
E’ ancora il tema degli ‘spostamenti secondari’ a tenere banco. Il destino dei migranti che, una volta approdati sul suolo europeo, decidono di spostarsi verso altri paesi. Lo sa bene l’Italia, e Draghi, trovatosi in mezzo al fuoco incrociato degli attacchi dei Paesi del Nord. Durante la due giorni di colloqui a Bruxelles, è stato, ancora una volta, rimproverato all’Italia il fatto di riuscire a contenere a fatica i migranti che raggiungono le nostre coste per poi dirigersi verso altri stati dell’Unione Europea. E la bozza del documento finale contiene proprio la condanna di questa dinamica.
“Nel testo originario non c’era il punto dell’equilibrio tra responsabilità e solidarietà”, precisa Mario Draghi. Quindi il problema dei dublinanti andrebbe affrontato in parallelo a quello della redistribuzione dei migranti. Tradotto: il Governo italiano non può accettare di essere lasciato solo sulla questione redistribuzione e in più essere strigliato per il faticoso contenimento degli spostamenti secondari. “Il punto chiave è che quanto più è debole la protezione delle frontiere esterne tanto più è forte la tentazione di limitare i movimenti interni”, ha ribadito Draghi.
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Durante le discussioni in Consiglio Europeo il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha dovuto far fronte a una schiera di almeno dieci paesi che continuano a chiedere la costruzione di barriere anti immigrazione. “Siamo contrari ai muri, lo ha detto anche la Presidente della Commissione, e anche altri Stati”, ha dichiarato il Premier. In sintesi, nonostante le pressioni di Ungheria, Polonia, Austria, Bulgaria e Paesi baltici, nessun muro contro l’immigrazione verrà mai costruito con i finanziamenti di Bruxelles.
“Non è vero che c’è un’apertura al finanziamento. La Commissione non è d’accordo. E anche al Consiglio europeo in tanti, noi compresi, non sostengono questa possibilità”, conclude Draghi.
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