La diciottenne, originaria del quartiere romano di San Giovanni, era stata uccisa e fatta a pezzi. Il suo corpo fu ritrovato in una valigia. Oggi uno dei nigeriani coinvolti nel caso è stato scarcerato per aver scontato la pena. Ma sarà presto rimpatriato.
Si apre un nuovo capitolo nel caso di Pamela Mastropietro, la ragazza di 18 anni stuprata e fatta a pezzi il 30 gennaio di tre anni fa. Lucky Awelina, il giovane nigeriano che in un primo momento fu accusato dell’omicidio di Pamela, è stato scarcerato e sarà presto rimpatriato. Ma la notizia del rilascio ha riacceso dolore e indignazione per la famiglia della diciottenne. “Se sarà rimpatriato, ne perderemo le tracce e non sarà reperibile per eventuali indagini future”, ha detto la mamma di Pamela, Alessandra Verni. “Non fatelo rientrare ancora…”, ha aggiunto.
Per l’omicidio di Pamela Matropietro è stato condannato all’ergastolo Innocent Oseghale. Era stato lui a intercettare la ragazza, fuggita da una comunità di recupero, a stuprarla e a ucciderla. Come ricostruito dagli inquirenti, Oseghale aveva anche a cancellare le sue impronte dal corpo e dalla scena del delitto, ma non ci era riuscito. Ed era stato, quindi, incastrato dalle telecamere. Nel corso degli interrogatori, poi, era stato proprio lui a coinvolgere nel delitto Lucky Awelina e un altro ragazzo, Desmond Lucky. Secondo quanto aveva raccontato, lo avevano aiutato a distruggere il corpo di Pamela.
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Caso Pamela Mastropietro, il coinvolgimenti dei pusher non è mai stato provato
I due erano gli spacciatori che, secondo l’accusa, avevano venduto la droga a Pamela. La loro partecipazione allo scempio del corpo della diciottenne non è stato mai provato. I due pusher sono stati, infatti, condannati rispettivamente a tre e quattro anni per spaccio. Ora, Awelina ha scontato la sua pena e, come disposto dall’autorità giudiziaria, sarà rimandato in Nigeria. La famiglia di Pamela, però, è convinta che la vicenda non sia mai stata del tutto chiarita e che il caso potrebbe essere riaperto.
Se così sarà, e se Lucky Awelina sarà coinvolto, non è detto che rientrerà in Italia. “Perché i due connazionali non hanno mai denunciato Oseghale per diffamazione se le sue accuse erano false? Secondo noi c’è ancora da indagare per sapere tutta la verità“, ha detto Marco Verni, zio di Pamela.