Green Pass, ci siamo quasi. Poco meno di ventiquattro ore ed entrerà in vigore la normativa sulla certificazione verde sul luogo di lavoro. Regolamenti e direttive da testare. Proteste annunciate. Ma soprattutto, ancora interrogativi da chiarire.
Non si parla d’altro da settimane. Polemiche, manifestazioni, violenze, interrogazioni parlamentari, dibattiti. La data è cerchiata col rosso. Domani, 15 ottobre, scatterà l’obbligo di Green Pass sul posto di lavoro. I Ministri Renato Brunetta e Roberto Speranza hanno preparato le linee guida per il rientro in presenza delle PA. E tutti gli altri? Sono ancora parecchie le questioni da chiarire. Ad esempio l’impatto che l’obbligo di certificazione verde avrà sugli smart worker.
Assolombarda, prima territoriale di Confindustria, ad esempio comunica che anche chi lavora da casa, in lavoro agile, deve essere controllato. Attraverso la condivisione a distanza del Green Pass. Non è dello stesso avviso il Responsabile dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano Mario Corso: “Secondo la nostra interpretazione il Green Pass può essere controllato solo all’ingresso di una sede aziendale, non a chi lavora da casa”, ha spiegato.
Il mondo del diritto sul tema è diviso. Ma l’indirizzo prevalente sembra essere quello per cui non è possibile controllare la certificazione di chi lavora in smart working. Il lavoratore in presenza sprovvisto di certificato verde, non potrebbe, invece, concordare con il datore la via d’uscita del lavoro da casa.
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Uno slittamento di tre mesi. Questa è la richiesta delle Associazioni di Categoria. Perché il rischio di carenza di camionisti, in un settore già gravemente in difficoltà, è molto alto. L’80% degli autotrasportatori stranieri in Italia non è vaccinato, oppure è immunizzato con vaccini non riconosciuti sul territorio nazionale. E poiché il 90% del trasporto merci nel nostro paese avviene su strada, il rischio di blocco dei rifornimenti è dietro l’angolo. Con ripercussioni pesantissime per il settore commerciale.
Un camionista su tre non è dotato di Green Pass. “La nostra confederazione raccoglie 400 mila autisti e stimiamo che circa il 30% non abbia il Green Pass“, ha confermato il direttore generale di Confetra, Federazione delle Associazioni di Trasporti e Logistica, Ivano Russo.
I lavoratori stanno letteralmente prendendo d’assalto le Farmacie. La lista di prenotazioni per effettuare tamponi molecolari sono piene fino a dicembre. Secondo i dati attualmente disponibili sarebbero circa 3,5 milioni i lavoratori che non hanno ricevuto neanche una dose di vaccino. E facendo i calcoli, per garantire una certificazione sanitaria continuata, dovrebbero effettuare tre tamponi alla settimana. Sarebbe, quindi, di circa un milione di tamponi al giorno la quantità di test che il Sistema Sanitario dovrebbe garantire per soddisfare tutte le richieste.
Situazione particolare per quanto riguarda i lavoratori autonomi. Che saranno obbligati ad avere la certificazione verde con loro. Ma nella sostanza saranno controllori di sé stessi. L’avvocato giuslavorista Cesare Pozzoli ha spiegato: “Il lavoratore autonomo o l’imprenditore individuale da domani avrà l’obbligo di detenere il Green Pass. E’ chiaro che se l’attività non è svolta al pubblico è più difficile che possano verificarsi controlli”, conclude. In sintesi, bisognerà fidarsi della buona fede di tassisti, riders e proprietari di piccoli esercizi commerciali.
Per colf e badanti, invece, si ripropone la stessa problematica dei camionisti. La maggioranza non è vaccinata o è immunizzata con vaccini non riconosciuti da EMA e AIFA. Come lo Sputnik russo. “Ci sono almeno 400 mila lavoratori che non lo hanno e a cui le famiglie non lo chiederanno mai per non perdere il rapporto di fiducia o perché non hanno altri cui rivolgersi e temono di restare senza aiuto”, ha spiegato il vicepresidente di Assindatcolf Andrea Zini.
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