I due giornalisti sono stati premiati “per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, precondizione per la democrazia e per una pace duratura”. La dedica di Dmitrij Muratov neo Premio Nobel per la Pace 2021 è per tutti i giornalisti uccisi in Russia e nel mondo.
Quest’anno il Norwegian Nobel Committee ha assegnato, a sorpresa, il premio Nobel per la Pace a due giornalisti: a Dmitrij Muratov, fondatore e caporedattore del giornale d’inchiesta russo Novaja Gazeta, la stessa testata per cui scriveva Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata nel 2006; a Maria Ressa, cittadina filippina naturalizzata statunitense cofondatrice del sito di informazione Rappler.
La Commissione, riunita a Oslo, ha spiegato che i due giornalisti sono stati premiati “pei loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una precondizione per la democrazia e una pace duratura“. Liberta di stampa, democrazia e pace, tre valori per i quali Muratov e Ressa si battono giorno dopo giorno sulle pagine dei giornalisti per cui lavorano. Valori per cui molti altri sono stati ammazzati.
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Premio Nobel per la Pace 2021, una dedica speciale
Dmitrij Muratov ha infatti voluto dedicare il premio in primis alla collega Anna Politkovskaja, di cui proprio ieri ricorreva l’anniversario della morte. “È il suo premio, non il mio” ha detto Muratov quando ha saputo del Nobel, un premio che ha voluto dedicare anche a altri sei giornalisti e un attivista. Tutti loro, per il lavoro a Novaja Gazeta, definito come “l’unico giornale veramente critico con influenza nazionale in Russia”, sono stati ammazzati senza pietà.
La dedica è andata, in particolare, a Igor Domnikov (assassinato nel 2000), Yuri Shchekochikhin (ucciso nel 2003), Anna Politkovskaya, appunto, (morta 2006), Anastasia Baburova (colpita nel 2009), l’avvocato Stanislav Markelov (ucciso nel 2009) e l’attivista per i diritti umani Natalya Estemirova (ammazzata nel 2009).
L’altra vincitrice del Nobel per la Pace 2021 è Maria Ressa, giornalista filippina naturalizzata statunitense, fondatrice del sito Rappler. Per il suo lavoro è stata definita una paladina senza paura della libertà di espressione. Nonostante abbia negli anni subìto continue vessazioni politiche e arresti da parte del governo Duterte, la Ressa ha continuato la sua battaglia contro disinformazione e fakenews.
Per il Comitato del Nobel, la reporter “ha dimostrato di essere un impavido difensore della libertà d’espressione“, mentre “Rappler ha dedicato un’attenzione cruciale agli omicidi e alla campagna anti-droga del regime di Duterte“. Maria Ressa è stata in grado di parlare senza censure dell’abuso di potere, dell’uso della violenza e dell’autoritarismo crescente nel suo Paese d’origine. La neo Nobel ha avuto un pensiero speciale per i giornalisti perseguitati nel mondo dell’informazione.