Non è una crociata ma una battaglia per la vita, proteggere gli anziani delle RSA, le strutture dove la pandemia in Italia durante la prima ondata ha causato più morti, è la priorità.
Il tema dei dipendenti No Vax, tutti, non solo medici, infermieri o personale socio sanitario all’interno delle residenze per anziani, è delicato, divisivo e rischia di depotenziare le strutture più piccole. La nuova norma decisa dal Governo che impone l’obbligo vaccinale dal 10 ottobre per tutti i dipendenti anche quelli amministrativi e collaboratori esterni, sta creando buchi e mancanza di personale a causa dei lavoratori che per scelta non vogliono essere immunizzati.
Di fronte alla possibilità di multe fino a mille euro, la perdita del posto di lavoro, in alcuni casi anche la radiazione dagli ordini professionali, una fetta di questo comparto potrebbe cambiare idea, non i più irriducibili che invece continuano a rifiutare. Il rischio di depotenziare le attività assistenziali è concreto in questo periodo non è solo l’unico problema.
Luca Degani presidente di UNEBA Lombardia su allarme medici nelle RSA
In Italia non ci sono dati precisi solo sui camici bianchi o infermieri No Vax nelle RSA, la statistica del personale medico non vaccinato è generale, il 5.5 percento. Sono invece molto frequenti e in aumento le segnalazioni. Ma di questi tempi non è l’unico problema. Luca Degani presidente di UNEBA Lombardia ci spiega come la fuga del personale medico verso gli ospedali stia indebolendo le strutture, un problema che viaggia parallelo ai dipendenti che dicono No al vaccino. Ma la Regione che preoccupa maggiormente è il Trentino, i sindacati hanno denunciato come in cinque RSA non si riesca ad assistere tutti gli ospiti ed è stata rimodulata al ribasso l’organizzazione. Problemi anche al centro e nel sud Italia.
Marazzini Resp Sanitario: “Vaccino un valore”
Nella prima ondata del Coronavirus in Italia ci sono state decine di migliaia le vittime nelle RSA, secondo i rapporti dell Istituto Superiore di Sanità. E lo sa bene la Lombardia, la regione più colpita d’Italia durante i mesi del lockdown una strage quella delle residenze per anziani lombarde, soprattutto nella bergamasca. Carlo Marazzina responsabile sanitario all’Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio spiega: “La prima ondata ha colto molte strutture impreparate, ci ha insegnato molte cose e valori importante. Il vaccino è un valore” spiega. Oggi il dato regionale rispetto al resto d’Italia è in controtendenza e fa ben sperare con quasi tutti i dipendenti delle strutture vaccinati e pochi rischi per gli ospiti, altrove invece c’è grande apprensione.